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FABIO FABIANO

Ero un bimbo felice. Amato dai genitori e soprattutto dalla nonna. Donna forte e al contempo dolce, con due guerre alle spalle e uno spirito unico. Con il marito tornato invalido dal conflitto, un fratello caduto sul campo, ha provveduto alla famiglia arrangiandosi come venditrice di abiti americani usati. Stracci che recuperava al porto di Palermo e portava sulla testa in balle a Raffadali dove li vendeva. Ho indagato sulla cara nonna per ricostruire episodi lontani di cui non mi è stato detto nulla e ho scoperto che gestiva un bugigattolo in cui vendeva vino e fritti da lei cucinati. Qualcuno ha giurato che assolutamente non temeva affrontare ubriachi molesti il doppio di lei per buttarli fuori. Era davvero singolare, tosta! Ha dunque sfamato i figli col marito al fronte, ha seguitato preoccuparsi per il benessere della famiglia persino quando il coniuge è tornato invalido. E il tutto ha contribuito in modo determinante alla mia educazione, in particolare alla mia fantasia. Sono sempre stato dotato d’immaginazione, senza però il vissuto della mia nonnina mi sarebbe di certo mancata l'ispirazione e tali determinanti riferimenti da cogliere. A scuola ero né bravo né asino, me la cavavo... Mia madre, buonanima, me ne ha mollate di botte e con vari oggetti: scopa, battipanni, scarpe, ciabatte, mestoli. Eppure non riuscivo a smettere di combinare guai. A onor del vero ho sognato di fare il poliziotto da sempre, come mio padre. Sono oltretutto cresciuto con le serie televisive poliziesche anni Ottanta, Kojak, Tenente Colombo, Starsky & Hutch. All'ora non ero particolarmente attratto dalla lettura, tantomeno dalla scrittura eppure, forse, già mi sentivo autore di copioni per tale genere di filmati, adattandoli magari al contesto siciliano. Sono infatti nato, cresciuto e vivo tuttora ad Agrigento, tranne per un breve periodo di spostamenti forzati a Palermo e Firenze. Già da piccolo, girando con zio Nino al paese natale, ho avuto sfortunatamente o fortunatamente modo di conoscere da vicino lo spaventoso e nel contempo affascinante mondo del crimine organizzato. In quegli anni il territorio veniva controllato dalla mafia rurale e mi incuriosiva osservare le persone con cui zio si rapportava. A distanza di tempo ho scoperto che vi erano persino dei capo-mafia, nonostante li ricordo educati, gentili e ossequiosi. Ho insomma respirato l’aria putrida del malaffare senza preconcetti o timore. Andavamo persino nei loro ovili, fattorie, masserie, veri e propri centri del potere occulto di boss e mandamenti. E lì ho imparato come ci si comporta nella mafia. A colpirmi furono in particolare il modo di fare e loro silenzi, le profonde rughe di quei volti scuri e l’amarezza dei sorrisi. Sapevo comunque che dietro la docile apparenza vi era un mondo di crimine e atrocità. Papà poliziotto e colleghi della Squadra Mobile erano per me un vero esempio d’integrità e coraggio. Ascoltavo i loro discorsi e amavo il loro ambiente di risate e sfottò. Il modo in cui la gravità estrema di un problema di sopravvivenza od ordine pubblico veniva stemperata da una battuta o un sorriso. Rischiavano la vita ma non rinunciavano a esistere. Con l’adolescenza, oltre alla passione per l'arma è arrivata in tandem quella per la radio, brutto vizio che non riesco tuttora a togliermi. Ora amo spudoratamente la lettura e la ricerca storica. Quanto alla scrittura ho iniziato per gioco dopo aver considerato gli amici ascoltare con interesse i miei resoconti su indagini condotte per lavoro. Confesso comunque di essere deluso dai recenti polizieschi del piccolo schermo con trame banali, personaggi prevedibili, minima attinenza al contesto reale. Da qui ecco il desiderio di mettermi alla prova con la grafia. Ho infatti messo delle idee nero su bianco. Ho dunque testato le mie fiction tra colleghi poliziotti e amanti del thriller con un certo successo. E confesso che ora mettermi all’opera è pura soddisfazione. A detta di un amico psicologo scrivere attiva del resto i centri nervosi del cervello in cui si creano i sogni. Anche se i miei libri prosperano di realtà. Attingo infatti a piene mani dal vissuto, da fatti davvero reali. Sono uno sbirro che scrive di sbirri! Il personaggio chiave dei miei testi, l’ispettore Di Falco, esprime totalmente i miei pensieri, asseconda la mia personalità. Un alter ego. Il carattere più riuscito trovo sia Ombra, ispirato a un caro collega un po’ pasticcione. Amo scrivere con l'hard rock anni Ottanta in sottofondo, metto le cuffie e mi butto a capofitto sulla tastiera. Gli autori che mi hanno formato sono tutti conterranei da Empedocle a Pirandello, Sciascia, Camilleri... Penne in un certo senso accomunate da tenore civico e profondità morale poco comune. Se vogliamo passare alla politica… ho acquisito le basi alla facoltà di scienze politiche di Palermo e la conclusione è più o meno ovvia. Non è che ricerca e acquisizione del potere, cambiano appena uomini, regole, forme, la base rimane scontro di pretendenti all’egemonia. Non credo ad utopie e idealizzazioni romantiche. Di politica non si può fare a meno nonostante sia in eterno sporca. E l'amore? Preferisco utilizzare la seduzione.

 
     
     
 
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