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URSULA VANIGLIA ORELLI

I miei primi approcci letterari sono custoditi nel diario segreto della fanciullezza. Magico contenitore di emozioni, esperienze, confidenze, ricordi, riflessioni... Sognavo un futuro da scrittrice ma nonostante passione e dedizione è stato difficile coltivare un’aspirazione tanto osteggiata da chi mi circondava. Ai miei genitori il proposito appariva infatti bizzarro, malsano, e hanno sempre fatto del loro meglio per ostacolarmi. Scrivevo dunque di notte accendendo una piccola torcia sotto le coperte. Luce ed esercizio creativo riuscivano così a distrarmi dalla paura del buio che mi opprimeva il cuore. Piano piano ho capito che non vi è nulla da temere nelle ombre. Sono gli uomini con le proprie azioni a determinare il male e l’illuminazione non è un deterrente così efficace… Da bimba ero paffutella, spensierata, brava a scuola e innamorata di mio padre ma nonostante l’eccellente andamento scolastico collezionavo rimproveri e note disciplinari. Ero spesso in punizione sia in classe che a casa. Insofferente a qualsiasi tipo d’ingiustizia ho di continuo lottato, protestato e alzato la voce ergendomi a paladina di equità, rispetto, libertà… La professoressa d’italiano mi apostrofò infatti secchiona irriverente, una definizione piuttosto fedele di quanto ancora sono. Devo molto a papà sia dal punto di vista affettivo che educativo. Col passare degli anni scopro sempre maggiori affinità tra i nostri caratteri e intuisco una corrispondenza ineludibile che va al di là del legame familiare. In età matura ho avuto la fortuna di incontrare un secondo padre, punto di riferimento altrettanto importante dal quale ho cercato di apprendere come una spugna il meglio e a cui ho dedicato MELA AMARA, il mio primo romanzo edito dalla IRIS4 Edizioni. Sono una donna estremamente orgogliosa, a volte cocciuta e sin troppo disponibile, generosa. Molti lodano del mio carattere il lato simpatico, la bontà d’animo, la tenerezza. Proprio come un gatto mi piace fare le fusa all’uomo che amo e ricevere le sue carezze. Adoro gli animali e in casa ospito con somma contentezza tre cani, Teo, Adele, Priscilla, e tre serpenti, Borea, Nirvana e Dialettica. Manca purtroppo all’appello Gastone, meraviglioso pitone reale da poco deceduto. Sono nata e cresciuta a Roma ma da qualche anno vivo a Cerveteri, in provincia, a pochi passi dal mare. E appena posso vado in spiaggia dove passo lunghi pomeriggi a passeggiare, riflettere, guardare l’orizzonte. Fosse possibile mi trasferirei all’istante in un vecchio faro abbandonato… Le onde stimolano pensieri, immagini, fantasie, che traduco in parole non appena in camera da letto. Scrivo ancora sdraiata come facevo da piccola. Forse per abitudine o perché scrivere è come fare l’amore, baciare, toccarsi con l’anima, sfiorare i recessi più indifesi e sinceri dello spirito. L’ispirazione è una scossa che dallo stomaco passa al cuore, dai polmoni alla testa e che infine si concentra alle mani. E le dita afferrano la penna o battono sulla tastiera. Per questa ragione non riesco a scrivere a comando, continuativamente. Lavoro soltanto quando pancia e cuore sono d’accordo… Per canalizzare l’attenzione fumo e ascolto musica. Dalla classica di Johann Sebastian Bach, Fryderyk Chopin, Richard Wagner, passo al rock duro dei Nightwish. Dipende dalla predisposizione estetica del momento, da come gira... Tutti gli altri rumori sono severamente banditi, infastidiscono l’anima e mettono in seria crisi le sospensioni del cuore… Le pagine su cui lavoro sono sempre sudate, stropicciate, segnate da lacrime. Esprimere in forma scritta sentimenti, impressioni, idee, è un lavoro spirituale che comporta sforzo intellettivo, morale, emotivo. Penso che il mio stile sia in parte innato e in parte influenzato dalle letture che mi hanno colpita. Catullo, Dante Alighieri, Giovanni Verga, Luigi Pirandello e Oriana Fallaci sono gli autori che innalzo a maestri incontrastati della letteratura mondiale. Da sempre reputo lo scrittore un cuore nobile in grado di trasmettere emozioni incisive, folgoranti, trascinanti. L’artista della parola dovrebbe innanzitutto ossequiare il culto della verità, sacrificare la propria vita all’ideale di sincerità. Comprendo però in prima persona la difficoltà di tale prospettiva sia in senso pratico che politico. Sono per esempio molto legata al tema della discriminazione e mi batto di continuo per l’ideale di giustizia pur sapendo di intraprendere una battaglia infinita, dispendiosa e poco rispettata. Spero innanzitutto di avere tempo ed energia per continuare a perseguire gli obiettivi prefissati, i progetti letterari, civili, umani, che reputo fondamentali. La stella polare su cui orientare il percorso è il sentimento dell’amore, lo stimolo che fa vivere, scrivere, sognare… Cos’è l’amore? Un mistero da cercare nei battiti del cuore, in una carezza sul viso, in un anello d’argento da portare al collo e non togliere mai.

 
     
     
 
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